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Guardatevi intorno.

Osservate le persone nella vostra vita.Guardate i cambiamenti in voi stessi.

Il mondo non è forse un po’ cambiato rispetto a com’era giusto pochi anni, pochi mesi, o addirittura poche settimane fa? Tutto sembra andare così velocemente che è difficile stare al passo. Qualcosa sta sicuramente accadendo nel mondo, qualcosa di misterioso ed inspiegabile. Potreste anche esserne spaventati a morte. Vedete disastri atmosferici, devastazioni ecologiche, la violenza nella società, il ridicolo nei mass-media.

Siete anche consapevoli che c’è più di uno sparuto numero di convincenti profeti che hanno profetizzato un certa apocalisse per questo periodo, e continuano a farlo.

E quando le grandi catastrofi non arrivano in un determinato momento, allora le spostano semplicemente un po’ più avanti. E più previsioni richiedete loro, più disperati vi sentite, dato che non c’è nessuna pentola d’oro alla fine del loro “arcobaleno”.

Così, per conservare un po’ di sanità mentale, ignorate e screditate spontaneamente quello che vi viene detto, continuando a pianificare il futuro come se niente stesse per accadere. È veramente l’unico modo per andare avanti nella vita quotidiana?


David Wilcock




mercoledì 21 gennaio 2009

Il fratellino dimenticato di Barack - By Anna lisa


Hussein, 26 anni vive di stenti nella periferia di Nairobi

Nelle foto di famiglia non compare mai, eppure George Hussein Onyango dice di essere un Obama a tutti gli effetti. È l’ultimo (forse) degli almeno otto figli di Barack Hussein, padre del nuovo preidente degli Stati Uniti, ed è nato dall’unione con la quarta moglie del poligamo capostipite del clan kenyota. A scoprire l’ennesimo tassello del vasto mosaico degli Obama è una reporter di Vanity Fair Italia nell'agosto scorso, che ha scovato George, o meglio Hussein, a Huruma, baraccopoli alla periferia di Nairobi. Ma a differenza degli altri familiari di Barack, lui appare infastidito dal clamore che circonda il fratellastro: «Obama, Obama, sempre Obama, ma non dovreste parlare anche di McCain?», dice. E a chi gli chiede informazioni risponde che non sono neanche parenti: «Mi vergogno, c’è poco di cui vantarsi». Dietro l’amarezza e gli occhi gonfi di rabbia si cela una vita di assoluto disagio.

Huruma è una zona ghetto popolata da baracche in lamiera, dove si vive con un dollaro al mese, per procurarsi il quale si ricorre ad ogni espediente. È uno dei luoghi-simbolo dell’emarginazione, quasi dimenticato da Dio, o meglio da Allah, visto che quasi tutti sono musulmani, e dove la polizia non ti arresta ma ti spara subito. «Due amici li ho visti morire sotto i miei occhi - racconta -. Vivo come un recluso, nessuno sa che esisto», e in effetti il suo nome tra i fratelli del senatore non era mai venuto fuori. Si sapeva di Auma, di Abongo alias Roy, di Malik, del fratello in Cina, e di un certo David, morto giovanissimo in un incidente stradale, la stessa sorte toccata al padre nel 1982. A luglio il britannico «Sun» aveva scovato Muslim Bernard, 37 anni residente in Kenya ma spesso a Londra con la mamma Kezya, prima moglie di Barack padre.

Di George Hussein, 26 anni, c’era solo una traccia in «Dreams From My Father», l’autobiografia del senatore dell’Illinois, in cui è descritto come un «bel bimbo dallo sguardo guardingo». Si incontrano in due occasioni: nel 1987, quando il giovane Barack va in Kenya per la prima volta, George ha solo cinque anni e nemmeno compare nelle foto. Poi nel 2006, quando il senatore torna con tutta la famiglia: «È stato come incontrare uno sconosciuto», spiega George Hussein, che del fratellastro potente a fortunato invidia solo una cosa: «Lui da grande ha rivisto almeno una volta nostro padre, io no».

Ma nella connection kenyota di Obama c’è anche un nome che scotta, Raila Amollo Odinga, politico di estrema sinistra, con un passato rivoluzionar-marxista e un figlio di nome Fidel, in onore di Castro. Lo ricorda Jerome R. Corsi nel suo «The Obama Nation», in cui afferma che il senatore dell’Illinois lo ha sostenuto nelle elezioni locali del 2007, quando aveva legato con gruppi musulmani radicali. Oggi è primo ministro nella coalizione del presidente Mwai Kibaki, ma il suo passato rimane torbido: tre arresti, il primo per un tentato golpe nel 1982, per coinvolgimento con il Movimento rivoluzionario del Kenya nel 1988, e per associazione sovversiva nel 1990. Poi la fuga in Norvegia per sfuggire ai servizi di Nairobi che lo volevano morto.

Ma ciò che più pesa su Obama è la deriva fondamentalista di Odinga, oggi al centro di oscure alleanze con gruppi radicali islamici e sostenitore della Shariah. Lo staff del senatore respinge ogni accusa nelle 40 pagine di critica al libro di Corsi, ma gli oppositori di Obama ricordano che lo stesso Odinga disse alla Bbc di essere cugino del candidato nero. Difficile da accertare ma anche da confutare, visto che il politico africano e il padre di Barack provengono entrambi dai Luo, una tribù in cui, come tante altre, la differenza tra affiliazione e parentela passa per un confine assai poco definito.

Mi chiedo se l'America è davvero in buone mani....!

3 commenti:

Anna Lisa ha detto...

Questa notizia ha girato i telegiornali dell'intero mondo lo scorso agosto ma a mio avviso all'indomani dell'insediamento di Obama alla casa bianca diventa molto più significativa...
soprattutto se vogliamo pensare che a dispetto della recessione, l'inaugurazione di Obama è stata la più costosa di sempre, 150 milioni, quasi quattro volte quella di Bush del 2005 (42), e cinque volte i 33 milioni di Clinton del 1993 e tutto questo spreco non aiuta le borse ..
gli indici archiviano il peggior inauguration day dal 1963, cioè dall’assassinio di John F. Kennedy: il Dow Jones cede il 4,06% e torna sotto la soglia degli 8.000 punti a 7.944,95. Il Nasdaq arretra del 5,61% a 1.443,60 punti, mentre lo S&P 500 scende del 5,16% a 806,03 punti. Dall’inizio dell’anno il Dow Jones ha perso il 9,4% e il Nasdaq l’8,6%. A condizionare la giornata sono stati i finanziari: Bank of America ha ceduto il 29%, JPMorgan Chase il 21%, Citigroup il 20%, Wells Fargo il 24%.

In bocca al lupo America!

Antonio Bello ha detto...

Sono assolutamente d'accordo cn te!
FORZA AMERICA WAGLIU'!

Anonimo ha detto...

certi signori se così li vogliamo definire...IERI "bruciavano" le bandiere americane..oggi invece "festeggiano"!!!Ma quanta incoerenza...in bocca al lupo america...soprattutto adesso

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